Credulità e incredulità. A volte il successo di una storia si gioca sul sottile confine che separa l’una dall’altra. O meglio: la sospensione dell’una o la sospensione dell’altra.
Chi pratica da tempo la lettura e/o la scrittura dovrebbe sapere cosa s’intende quando si parla di sospensione dell’incredulità. Pertanto non mi dilungherò a parlarne oltre: mi limito a dire che la sospensione dell’incredulità, in sostanza, è una sorta di “compromesso”, di “patto” tra scrittore e lettore che permette a quest’ultimo di godere appieno della fantasia di una storia.
A volte però si verifica un fenomeno trasversale: avviene quella che io chiamo “sospensione della credulità” e che impedisce di godere della lettura. Il lettore, in pratica, rigetta una scena, un passaggio, persino un intero impianto narrativo perché non è per niente logico.
Il che, per chi scrive, può equivalere a un mezzo fallimento.
Scena improbabile
Per capire esattamente di cosa sto parlando, basta leggere con attenzione il seguente brano che ha avuto la sfiga di essere letto da un pignolone come me. In questo brano, ci sono tre personaggi che viaggiano a bordo di un SUV, guidato da un carabiniere. Piove a dirotto e viaggiano lungo una strada secondaria, diretti a Castel Gandolfo.
La bufera peggiorava. La visibilità scese al punto che non si vedeva nulla al di là del paraurti anteriore. Inveendo, il carabiniere fu costretto a rallentare. E fu una fortuna perché, dietro l’ennesima curva cieca, si trovò davanti un camion per legname di traverso sulla strada, con le quattro frecce inserite. Frenò di colpo. Dopo aver messo il motore in folle, il carabiniere aprì la portiera. “Vedo di capire qual è il problema”. Nell’esatto momento in cui uscì dall’auto, il suo finestrino esplose. L’agente volò all’indietro, centrato da una scarica di proiettili. Tre uomini vestiti di nero e armati con fucili a canna liscia sbucarono dal retro del camion e si lanciarono verso il SUV.
Kowalski passò immediatamente all’azione. Spinse giù Maria, scavalcò i sedili e si piazzò al volante, mentre le pallottole sforacchiavano il parabrezza.
Quindi: ricapitoliamo. A bordo di un SUV una persona adulta scavalca i sedili in tempo zero passando dal sedile posteriore al sedile di guida. Il tutto mentre il parabrezza viene sforacchiato di pallottole.
Ovviamente senza rimanere, non dico ucciso, ma almeno ferito.
Cosa c’è che non va? Cosa provoca la sospensione della credulità (cioè: cosa porta il lettore a dire “seee, vabbé…”) ?
Avete mai provato a passare dai sedili posteriori al sedile di guida di un’auto senza uscire dalle portiere?
Ammesso (e non concesso) che ci riusciate: quanto tempo pensate di impiegarci?
Ammesso (e non concesso) che ci riusciate in due o tre secondi: pensate di riuscire a schivare tutte le pallottole che sforacchiano il parabrezza come Neo in Matrix ??
Ma la scena continua.
Senza preoccuparsi di chiudere la portiera danneggiata, afferrò il cambio e pigiò l’acceleratore a tavoletta […] si abbattè contro un fianco del camion. […] Inserì la retromarcia e schizzò indietro. […] frenò di schianto accanto al cadavere insanguinato del carabiniere. Avendo la portiera ancora aperta, gli bastò allungarsi per prendergli la Beretta dalla fondina. Si tirò su, impugnò la pistola con entrambe le mani e affondò il piede nell’acceleratore. Ancora con la retromarcia inserita, il SUV ripartì a razzo.
Dopo aver letto quest’ultimo passaggio, non si può non fare una standing ovation a questo Mister Incredible con doti da Elastigirl: senza scendere dal SUV (quindi si presume un’auto con i sedili abbastanza alti…) riesce a sfilare una pistola dalla fondina di una persona stesa a terra. Il tutto, si direbbe, con una sola mano! Perché, se dopo essersi “allungato”, il nostro supereroe si è “tirato su”, dovrà pur essere rimasto aggrappato a qualcosa. E poi?
E poi impugna la pistola con entrambe le mani. E il volante? Ah be’, certo, ripartendo a razzo si potrebbe anche pensare che il SUV se ne fili via dritto. Quindi perché mai mettere le mani al volante?
Forse sono davvero pignolo nelle mie letture. Effettivamente, con il volante dritto, se si riparte a razzo è probabile che l’auto se ne stia dritta per un po’, grazie allo slancio dato dalla velocità.
Ma… non arrivavano dall’ennesima curva cieca ?
E quindi?
Quindi, io lettore, dovrei sospendere la mia incredulità per credere a una scena così improbabile?
Purtroppo è successo il contrario: qui è stata sospesa la credulità. La logica. Il buon senso.
E volendo ben guardare è stata pure sospesa la fisica…
Sarebbe bastato davvero poco per riscrivere la medesima scena in un modo un filino più credibile.
La bufera peggiorava. La visibilità scese al punto che non si vedeva nulla al di là del paraurti anteriore. Inveendo, il carabiniere fu costretto a rallentare. E fu una fortuna perché, dietro l’ennesima curva cieca, si trovò davanti un camion per legname di traverso sulla strada, con le quattro frecce inserite. Frenò di colpo. Dopo aver messo il motore in folle, il carabiniere aprì la portiera. “Vedo di capire qual è il problema”. Nell’esatto momento in cui uscì dall’auto, il suo finestrino esplose. L’agente volò all’indietro, centrato da una scarica di proiettili. Tre uomini vestiti di nero e armati con fucili a canna liscia sbucarono dal retro del camion e si lanciarono verso il SUV.
Kowalski passò immediatamente all’azione. “State giù!”
Scese dall’auto. Riparandosi dietro la portiera aperta, sfilò la Beretta dalla fondina del carabiniere proprio mentre una raffica di proiettili sforacchiavano il parabrezza. Si piazzò al volante e, chinandosi il più possibile, pigiò l’acceleratore a tavoletta.
Eccetera, eccetera, eccetera. Ci voleva tanto?
E’ più semplice, più veloce, più spontaneo (quindi più credibile) scendere dalla portiera e risalire al posto di guida… oppure scavalcare dai sedili dietro?
E’ più semplice, più veloce, più spontaneo (quindi più credibile) prendere la Beretta dalla fondina prima di salire al posto di guida… oppure accelerare, poi mettere la retro e sporgersi (!) dalla portiera aperta?
Tralascio l’errore pacchiano della curva cieca “dimenticata” mentre si riparte a razzo in retro.
Altrimenti dovrei reinventarmi tutto il capitolo.
Però è un autore best-seller…
Evidentemente è meglio la versione partorita dall’autore best-seller internazionale, re indiscusso dell’avventura.
Non certo la versione riscritta da un anonimo scribacchino improvvisato più naturale che si aspetterebbe un lettore accorto.
Potrei essere un lettore troppo severo, esigente e pignolo. Lo ammetto.
Ma quando un intero romanzo è infarcito di scene improbabili come queste, penso che anche il lettore meno accorto, alla lunga, si possa stancare.
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