Il motore era su di giri, castigato e impaziente di sprigionare tutti i suoi cavalli a piena potenza.
E levati, dannazione!
Quel tratto di tangenziale era snervante: solo due corsie e ben tre svincoli in meno di un chilometro. Chi usciva, chi entrava, chi tagliava la strada senza troppi complimenti.
Ogni mattina sempre la solita frustrante storia: entrare in corsia e frenare quasi subito per via di un camion, di un’utilitaria o di uno stordito alle prese col cellulare.
Ecco il solito imbranato del cazzo in mezzo ai coglioni…
Ma quello era il giorno dell’imbranato. La sua improbabile Smart viaggiava a velocità irritante. Troppo lenta per stargli dietro, troppo veloce per essere superata: proprio in quell’istante lo specchietto retrovisore segnalava un furgone in arrivo a velocità supersonica. Lasciò che passasse, il piede nervoso sull’acceleratore, gli occhi puntati a misurare le strisce d’asfalto.
Cazzo, quanto le odio le Smart!
Il suv Maserati che stava guidando era grosso quasi tre volte quel giocattolino a quattro ruote che aveva davanti. Al primo spiraglio di spazio l’avrebbe superato. Al diavolo i limiti di velocità. Proprio in quel momento si aprì un varco sulla corsia di sorpasso, ma il tempo di ingranare e la Smart davanti aveva pensato bene di allargarsi a sua volta, vanificando il tentativo di sorpasso.
Che cazzo fai! Levati!
Niente. La Smart, ignara del bolide che aveva dietro, procedeva diligente, educatamente rispettosa dei limiti di velocità. Un’accelerata calibrata al punto giusto doveva essere più che sufficiente per annunciare il sorpasso imminente.
Ma niente. La Smart insisteva nella propria traiettoria. Quanto erano odiose quelle scatoline motorizzate? Ogni volta che entrava in un parcheggio, ne trovava puntualmente una in un posteggio che sembrava libero. L’idiota di turno parcheggiava sempre come se avesse una familiare, lasciandosi dietro spazio a sufficienza per creare l’illusione del posto vuoto. Punto dal ricordo di quel fastidio ricorrente, abbagliò nervosamente per chiedere spazio. La Smart, forse indispettita, si fece finalmente da parte con una lentezza quasi provocatoria.
E che cazzo, era ora!
Un rombo liberatorio e un gesto di stizza. Tanti saluti e a mai più rivederci.
Dopo quattro o cinque chilometri di gloriosa fuga, l’ampia curva della tangenziale rivelò una coda improvvisa. Tutti incolonnati.
Dannazione! Che diavolo c’è ancora?
Un lampo squarciò il cielo grigio, il temporale ormai imminente. Sbuffando notò che nella colonna a fianco le auto presero a muoversi lentamente, mentre la sua era ferma. Studiò il momento migliore per cambiare corsia, ma una manciata di secondi dopo si affiancò nuovamente la Smart.
Il tizio alla guida si rivelò essere in realtà una donna.
Cazzo! Pure una donna al volante…
Una donna piuttosto bella. Disinvolta, attraente, sicura di sé.
La donna avanzava piano piano superando il suv. Gli sguardi s’incrociarono. Lei, con un sorriso giocondino, guardava lui, bloccato nel traffico.
Che cazzo ti guardi?
Ormai affiancati, mancava un metro o poco più e la Smart gli sarebbe stata di nuovo davanti: lo sguardo della donna, quasi a sottolineare quel pensiero, era fin troppo eloquente. Bloccato e innervosito nel suo sontuoso suv, non resistette alla tentazione di rispondere con un gesto inequivocabile: salutò con un dito medio ben visibile, dritto e teso come un punto esclamativo. Lei non si scompose. Probabilmente se l’aspettava ma, mentre la sua colonna avanzava lentamente, rimase con l’auto ferma, affiancata a lui quel tanto che bastava per assicurarsi la giusta attenzione.
Sarai pure bella, ma vediamo un po’ che fai adesso…
Con grande affabilità la donna si portò l’indice sulla bocca. Ma il suo messaggio non era un invito a stare zitto. Allargò il pollice ad angolo retto, mimando una pistola. Poi, con un gesto teatrale, puntò alla ruota del Maserati e socchiuse l’occhio fingendo di prendere bene la mira. Dopo un paio di secondi, premette il grilletto immaginario. Nel frattempo la colonna di auto davanti alla Smart si era sciolta per una decina di metri, qualche clacson di protesta riecheggiò più indietro. Prima di riprendere il suo tragitto, la donna portò la mano alla fronte, salutò cortese e si dileguò nel traffico lasciando il suv incolonnato.
Ma tu guarda che idiota! Ce n’è di gente svitata in gir…
Il suono di un allarme troncò quel pensiero. La plancia segnalava l’improvvisa perdita di pressione da un pneumatico.
Ma che cazz…
La ruota anteriore destra sembrava essersi completamente afflosciata, tanto che il suv pendeva leggermente su un lato. Incredulo, scese veloce a dare un’occhiata approfittando del traffico ancora bloccato. La ruota era completamente a terra. Rimase sbigottito. Come diavolo era possibile? Guardò avanti. La Smart doveva essere tre o quattro macchine più avanti. Non di più. Eppure non c’era. Svanita. Poi di nuovo un lampo e un tuono fragoroso. Cominciò a piovere e non gli rimase altro che risalire in macchina. Il traffico si era ormai incancrenito, ma lui, stordito da quel singolare episodio, non ci faceva più caso. Nonostante la ruota completamente a terra, riuscì con enorme fatica a spostarsi sulla corsia d’emergenza ogni volta che si apriva un piccolo varco tra le auto incolonnate.
Poi rimase lì, quattro frecce lampeggianti, finché il traffico non si sciolse del tutto.
C’era solo una spiegazione su un milione: quella donna aveva notato qualcosa nella gomma, un chiodo, uno spuntone, un qualsiasi oggetto appuntito e aveva scommesso sull’imminente foratura, mimando quel gesto tanto eccentrico quanto bizzarro. Ma due giorni più tardi quell’unica e assurda spiegazione si era dileguata come la Smart in tangenziale.
“E’ lei il proprietario del Maserati?” disse il gommista al telefono. “Senta, non so come dirglielo. Nella gomma abbiamo trovato un proiettile. Non riesco a spiegarmi come mai la gomma non si sia squarciata…”
Sapessi cosa non riesco a spiegarmi io…
“…comunque” proseguì “temo che l’assicurazione non copra questo genere di sinistri. O meglio: credo debba passare dai carabinieri a fare una denuncia o qualcosa del genere. Non le saprei dire con certezza, non mi è mai capitata una cosa del genere…”
Bravo… e cosa dico ai caramba? Che ho incontrato una strega in tangenziale? Una strega con la Smart?
Mormorò qualche sillaba di consenso e un ringraziamento distratto.
Poi riattaccò, senza aggiungere altro.
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